Si tratta della stessa pratica che abbiamo visto messa in atto anche sugli altri Mac con SoC M2
Con il lancio della prima generazione di prodotti basati su SoC M2 – MacBook Air e il MacBook Pro 13 -, Apple ha dato il via ad una pratica poco virtuosa che l’ha portata a risparmiare qualche dollaro sul costo dei materiali di assemblaggio, ovvero l’utilizzo di SSD più lenti sulle configurazioni base dei suoi nuovi computer.
Come abbiamo visto al tempo, il rallentamento non è dovuto alla scelta di equipaggiare i MacBook con memorie qualitativamente inferiori, bensì dal fatto di utilizzarne un quantitativo ridotto e andare quindi a inficiare le prestazioni di lettura e scrittura rispetto ai modelli precedenti. Ad esempio, la versione da 256 GB di MacBook Air 2020 faceva uso di 2 NAND da 128 GB in grado di offrire ottime velocità grazie alla possibilità di sfruttarle in in parallelo, cosa che si è persa con il MacBook Air 2022 a causa della presenza di 1 solo chip da 256 GB.
LA STORIA SI RIPETE
Sembra che Apple abbia scelto di mantenere questa (brutta) consuetudine anche sul nuovo Mac mini e persino sui ben più costosi MacBook Pro 14 e 16, i quali presentano tutti un minor numero di NAND nelle loro configurazioni base, rispetto a quanto offerto sui diretti predecessori.
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