Migranti, la stoccata della Cassazione a Meloni: “Dubbi su costituzionalità del protocollo Italia-Albania”

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Negli ultimi anni, l’Italia ha intensificato i propri sforzi per gestire in modo più efficace e coordinato i flussi migratori via mare, stipulando accordi con Paesi terzi considerati “sicuri”. Tra questi, l’Albania, con cui Roma ha firmato il protocollo il 6 novembre 2023, e ratificato con legge 14/2024, stabilisce una collaborazione di durata quinquennale finalizzata alla creazione di centri per l’identificazione e il rimpatrio in territorio albanese, sotto giurisdizione italiana. L’obiettivo dichiarato dal Governo è di alleggerire la pressione sugli hotspot italiani e di razionalizzare le procedure di gestione dei migranti, ma il piano ha già suscitato numerose polemiche, critiche giuridiche e tensioni politiche.

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Critiche e riserve di carattere giuridico e costituzionale
Fin dall’iter di approvazione, l’accordo è stato oggetto di accese opposizioni. Organizzazioni non governative, parlamentari e studiosi hanno definito l’intesa “vaga” e “potenzialmente debole sotto il profilo giuridico”, evidenziando i rischi connessi alla tutela dei diritti umani, alle modalità di trasferimento e alla mancanza di garanzie procedurali chiare. In Albania, la Corte costituzionale, pur dando il nulla osta nel gennaio 2024, ha sottolineato la necessità di rispettare la sovranità e garantire i pari diritti ai migranti, richiamando così l’attenzione sulla delicatezza delle implicazioni costituzionali dell’accordo.

Preoccupazioni della Corte di Cassazione e violazioni delle norme fondamentali
La principale fonte di criticità arriva dalla Corte di Cassazione, che ha sollevato dubbi riguardo alla compatibilità del protocollo con la Costituzione italiana e con le norme internazionali ed europee. I giudici hanno evidenziato che il testo non definisce chiaramente le categorie di migranti coinvolti, rischiando di creare disparità tra le persone che si trovano già in Italia e quelle trasferite in Albania, minando il diritto di asilo e il principio di parità di trattamento.

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Una fra le preoccupazioni più profonde riguarda la disciplina del trattenimento dei migranti, che nel protocollo sembra configurarsi come l’unica opzione, piuttosto che come extrema ratio come previsto dai principi europei. La Corte ha sottolineato che tale approccio potrebbe portare a trattenimenti prolungati e non sufficientemente regolamentati, lasciando spazio a discrezionalità che potrebbe ledere il diritto alla difesa dei migranti, privi di procedure chiare e rapide per il loro ricorso e tutela.

Rischi per la libertà personale e la salute dei migranti
Altro aspetto critico evidenziato dalla magistratura riguarda l’inquadramento del trattenimento: il testo sembra non tutelare adeguatamente la libertà dei migranti, considerandolo come soluzione principale e non residuale. Tali scelte possono favorire trattenimenti infondati o prolungati, con rischi di violazioni dei diritti fondamentali. La mancanza di una regolamentazione specifica porta anche a problematiche sulla qualità delle condizioni di detenzione, soprattutto in Albania, dove l’assistenza sanitaria non garantirebbe gli stessi standard italiani. La Cassazione ha messo in luce come questa disparità possa pregiudicare il diritto alla salute tutelato dall’articolo 32 della Costituzione.

1200x675_cmsv2_58bb20f3-f52a-580f-8b26-c05d630329a9-8784634 Migranti, la stoccata della Cassazione a Meloni: “Dubbi su costituzionalità del protocollo Italia-Albania”

Un fronte aperto di dibattito e responsabilità istituzionali
L’intera vicenda solleva quindi una serie di interrogativi di natura costituzionale, internazionali e umanitaria. La mancanza di chiare norme procedurali e la possibile violazione dei principi di tutela dei diritti fondamentali potrebbero determinare un conflitto tra le normative italiane, europee e i principi costituzionali. Il dibattito, ormai avviato, coinvolge anche le responsabilità di chi ha sottoscritto e approvato l’accordo, chiamando a una riflessione sulla necessità di rivedere le modalità di gestione dei flussi migratori e di garantire che tali processi rispettino pienamente i diritti di chi cerca protezione e di chi ne garantisce il rispetto.

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