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Quasi diciotto anni sono trascorsi da quella tragica mattina d’estate del 2007, quando Chiara Poggi, giovane di soli 26 anni, venne trovata esanime nella villetta della famiglia, nel piccolo paese di Garlasco. Ancora oggi, quel delitto glaciale esercita un fascino cupo e doloroso su tutta l’opinione pubblica italiana, tra interrogativi irrisolti, accuse mai definitivamente archiviate e nuove piste che riaccendono il dolore e la speranza di giustizia.
Il Delitto e le Prime Indagini
Era il 13 agosto quando il corpo di Chiara venne scoperto, in una scena che lasciò senza parole: un’immagine di violenza estrema, con tratti di ferocia e predazione che sembravano indicare un omicidio premeditato e brutale. Fin dai primi momenti, si fece strada l’ipotesi di un aggressore che conosceva la vittima, portando in evidenza un contesto di relazioni e sentimenti complicati.
L’unico condannato finora è stato l’ex fidanzato di Chiara, Alberto Stasi, condannato in via definitiva a 16 anni di reclusione. Tuttavia, in quasi due decenni di documenti, processi e revisioni, le domande senza risposta sono state molte di più della certezza.
Nuove Analisi e Rivelazioni Recenti
A riaccendere l’interesse sul caso è stata recentemente la dottoressa Luisa Regimenti, medico legale e docente presso l’Università di Tor Vergata, che in un’intervista al settimanale Gente ha descritto il delitto come “un’esecuzione brutale e premeditata”. La studiosa ha avanzato l’ipotesi che Chiara non sia stata colpita da un singolo individuo, ma da almeno due persone, mosse da “un odio cieco”.
Secondo Regimenti, i particolari dell’autopsia ipotizzano una violenza sadica: Chiara sarebbe stata immobilizzata sul divano, torturata e ferita al volto con tagli alle palpebre, forse per impedirle di vedere o come forma di punizione. Le ferite sarebbero state seguite da un tentativo di fuga, interrotto da colpi che avrebbero usato un’ascia e un martello, strumenti che avrebbero causato rispettivamente la traumatica percosse e la morte della giovane.
La Traccia 33 e l’Inchiesta Aperta
Purtroppo, nonostante i riconoscimenti ufficiali, il caso rimane avvolto da molte zone d’ombra. Tra i punti più controversi c’è la cosiddetta “traccia 33”, una traccia biologica trovata sulla scena del delitto che alcuni analisti considerano compatibile con il DNA di Andrea Sempio, amico d’infanzia di uno dei fratelli di Chiara. La presenza di questa traccia ha riacceso i sospetti e portato le autorità a riaprire l’indagine: il 4 luglio 2025 si è svolto a Milano un nuovo incidente probatorio.
Il Processo e Gli Esperti
L’udienza ha visto la partecipazione di figure di spicco della scena forense italiana: Luciano Garofano, ex generale del Ris di Parma e consulente della difesa di Sempio, e Marzio Capra, perito nominato dalla famiglia Poggi. Dopo aver analizzato alcuni reperti provenienti dagli accertamenti medico-legali originari, i due esperti si sono rispiegati le loro opinioni, con il materiale che rimane sotto esame per nuove analisi approfondite.
La Speranza di Una Verità Definitiva
Il clima tra gli addetti ai lavori è ancora teso, e la tensione cresce mentre si attende un colpo di scena o un elemento che chiarisca definitivamente la vicenda. La famiglia Poggi continua a sperare in una verità che possa finalmente chiudere quel capitolo così doloroso, mentre l’intera Italia si interroga sulla complessità di un caso che, nonostante il tempo trascorso, sembra ancora lontano dall’essere risolto.
L’articolo “Perché le hanno tagliato le palpebre”. Garlasco, orrore sul corpo di Chiara Poggi proviene da Notizie 24 ore.
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