“Avevano denunciato”. Mamma e figlia uccise così in Italia, la scoperta che fa indignare

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Foto-1200x670-83-2-1024x576 “Avevano denunciato”. Mamma e figlia uccise così in Italia, la scoperta che fa indignare

Una giovane donna di 22 anni, Renata Trandafir, si presenta ai carabinieri di Castelfranco Emilia per denunciare le violenze subite dal patrigno, Salvatore Montefusco. Con grande chiarezza, la ragazza descrive un quadro di terrore e minacce, aggravato dal possesso di un fucile da parte dell’uomo. La richiesta è immediata: allontanare il patrigno dalla famiglia. Tuttavia, nonostante la denuncia e l’adozione del codice rosso, la segnalazione arriva alla Procura di Modena solo oltre un mese dopo, il 4 gennaio 2022.

Il 13 giugno 2022, il tragico epilogo: Montefusco spara alle due donne, uccidendole con colpi di fucile nella villetta di famiglia a Cavazzona, frazione di Castelfranco Emilia. Dopo aver commesso l’omicidio, l’uomo chiama i soccorsi e confessa il delitto, lasciando sgomenti tutti.

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La vicenda assume contorni ancora più inquietanti alla luce di un’inchiesta parallela che coinvolge un carabiniere accusato di aver sottovalutato e ritardato la denuncia di Gabriela Serban, madre di Renata. La donna aveva tentato di sporgere querela contro il marito già il 13 luglio 2021, ma il militare le avrebbe consigliato di tornare nel pomeriggio, scoraggiandola e suggerendole di procedere con una causa civile di separazione. Solo il giorno seguente, Gabriela presenta una denuncia presso un’altra stazione dei carabinieri a Bologna, ma i ritardi e le esitazioni nel processo di segnalazione si sono rivelati fatali.

Il caso ha suscitato forti polemiche sulla gestione delle denunce di violenza domestica e sull’efficacia delle misure di protezione previste dalla legge sul codice rosso. In primo grado, Montefusco era stato condannato a 30 anni di reclusione, una sentenza che aveva sollevato critiche per aver riconosciuto attenuanti “di comprensibilità umana” legate allo stato emotivo dell’imputato. La Corte d’Appello, invece, ha riformato la condanna, condannando Montefusco all’ergastolo, ritenendo che non ci fossero elementi per giustificare una riduzione della pena di fronte a un duplice omicidio aggravato.

Il caso di Renata e Gabriela rappresenta un doloroso esempio delle criticità del sistema di protezione delle vittime di violenza domestica. Ritardi, sottovalutazioni e procedure burocratiche troppo lente continuano a mettere a rischio vite umane, evidenziando la necessità di interventi più efficaci e tempestivi. La loro tragica vicenda rimane un monito sulla fragilità delle misure di tutela e sull’urgenza di riformare un sistema che, troppo spesso, interviene troppo tardi.

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