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Una mattinata di paura e caos ha sconvolto il cuore della capitale serba, quando un uomo ha aperto il fuoco davanti al Parlamento, colpendo gravemente un giovane manifestante e tentando di incendiare l’accampamento degli studenti in protesta. L’episodio, avvenuto in un contesto di forti tensioni politiche e sociali, ha riacceso il dibattito sulla sicurezza, la libertà di espressione e il rischio di escalation violente nel Paese.
L’attacco e le prime ricostruzioni
Secondo quanto riferito dal ministro della Sanità Zlatibor Loncar, l’aggressore ha sparato diversi colpi in un’area molto frequentata, a pochi metri dal palazzo del Parlamento. Le forze dell’ordine, intervenute prontamente, sono riuscite ad arrestarlo dopo una breve colluttazione. Le motivazioni dell’attacco restano ancora poco chiare, ma le prime ipotesi indicano un gesto di violenza premeditata, con l’uomo che avrebbe anche tentato di dare fuoco alle tende degli studenti, simbolo di un movimento di protesta che da mesi chiede riforme democratiche e maggiore trasparenza.
Il bilancio e le conseguenze immediate
Il bilancio è grave: una persona, un giovane manifestante, versa in condizioni critiche dopo essere stata trasportata d’urgenza in ospedale. Scene di panico si sono vissute tra gli studenti, che hanno tentato di mettersi in salvo mentre i colpi riecheggiavano tra i palazzi. Il rogo, spento dai vigili del fuoco, ha causato danni all’accampamento, che rappresenta un simbolo di resistenza civile contro il governo.
Reazioni politiche e dichiarazioni ufficiali
Il presidente Aleksandar Vucic ha immediatamente interrotto una cerimonia ufficiale per commentare l’accaduto, definendo l’episodio un “grave atto terroristico” e annunciando un’inchiesta immediata. In una dichiarazione pubblica, Vucic ha sottolineato che si tratta di un attacco non solo contro i cittadini, ma contro la stabilità stessa della Serbia, promettendo una risposta ferma ma rispettosa dei diritti di libertà di espressione.
Il contesto delle proteste e le tensioni sociali
L’attacco si inserisce in un quadro di forte tensione politica e sociale. Da mesi, gli studenti occupano pacificamente le piazze di Belgrado, Novi Sad e Kragujevac, chiedendo riforme democratiche, elezioni trasparenti e il rispetto dello stato di diritto. Le tende colorate sono diventate un simbolo di resistenza e di richiesta di cambiamento, ma anche bersaglio di critiche e minacce da parte di gruppi nazionalisti e pro-governativi.
Indagini e implicazioni
Le autorità stanno conducendo un’indagine approfondita, affidata a una sezione speciale della polizia antiterrorismo. Gli investigatori stanno analizzando i filmati di sorveglianza e verificando i collegamenti dell’aggressore con ambienti estremisti. È emerso che l’uomo possedeva una licenza d’armi scaduta e avrebbe acquistato illegalmente le munizioni, alimentando i sospetti di un’azione isolata o di un tentativo di intimidazione più ampio.
Un Paese in bilico tra ordine e libertà
L’episodio ha portato a un innalzamento delle misure di sicurezza, con controlli rafforzati in tutta Belgrado. Tuttavia, molti osservatori temono che la risposta dello Stato possa tradursi in una stretta sulle libertà civili, alimentando ulteriormente la polarizzazione politica e sociale. La Serbia, infatti, vive da anni una difficile dialettica tra chi sostiene il governo e chi denuncia un clima di autoritarismo crescente.
Reazioni internazionali
L’Unione Europea e le Nazioni Unite hanno espresso solidarietà alla Serbia, condannando ogni forma di violenza contro le manifestazioni pacifiche e invitando le autorità a garantire il rispetto dei diritti fondamentali. La comunità internazionale segue con attenzione gli sviluppi di questa vicenda, che potrebbe avere ripercussioni significative sulla stabilità politica del Paese.
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