Sinner-Alcaraz, finale ATP Finals Torino 2025: cronaca live, primo set all’azzurro e secondo in salita
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Sinner-Alcaraz, finale ATP Finals Torino 2025: cronaca live, primo set all’azzurro e secondo in salita

Sinner-Alcaraz, finale ATP Finals Torino 2025: cronaca live, primo set all’azzurro e secondo in salita

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 La stagione tennistica mondiale si conclude con una delle sfide più attese e spettacolari degli ultimi anni: Jannik Sinner e Carlos Alcaraz si affrontano nella finale delle ATP Finals 2025, sul veloce indoor dell’Inalpi Arena di Torino. Un appuntamento che ha già scritto pagine memorabili, tra tensione, emozioni e un pubblico da grande evento internazionale.

Un primo set da brividi: Sinner lo conquista al tie-break

Il primo set si apre con un ritmo altissimo, un vero e proprio duello di nervi tra i due campioni. Entrambi difendono con personalità i propri turni di battuta, con scambi spettacolari e variazioni di ritmo che tengono il pubblico con il fiato sospeso. Sinner, in risposta, si mostra aggressivo e deciso, mentre Alcaraz risponde con prime potenti e colpi improvvisi, soprattutto sulla diagonale di dritto.

L’equilibrio regna sovrano, fino al 6-6, quando Sinner, chiamato a servire per il set, si salva da un set point con un dritto vincente e un servizio preciso. Il tie-break si rivela un vero e proprio spettacolo: l’azzurro trova subito il mini-break grazie a un rovescio largo di Alcaraz, e poi chiude con freddezza il parziale 7-4 dopo un’ora e 19 minuti di battaglia, scatenando l’entusiasmo del pubblico torinese.

Secondo set: Alcaraz prende il comando, ma Sinner non molla

Il secondo set si apre con un cambio di ritmo: Alcaraz, più aggressivo e concentrato, attacca ogni palla e mette in difficoltà Sinner, che fatica a trovare il ritmo. Un doppio fallo dell’azzurro regala allo spagnolo due palle break, e Carlos non si lascia sfuggire l’occasione, strappando il servizio a Jannik e portandosi avanti 2-0.

Malgrado una fasciatura alla coscia destra e qualche intervento del fisioterapista, Alcaraz aumenta la velocità del suo dritto, con una seconda che sfiora i 190 km/h, e si porta sul 3-1. La partita si fa ancora più intensa, con Sinner che prova a reagire con soluzioni di pura classe, come una palla corta e variazioni di ritmo, mantenendo viva la speranza di rimonta.

Atmosfera da evento globale e tensione extra-campo

L’Inalpi Arena si trasforma in un vero e proprio teatro di emozioni: tribune gremite, bandiere italiane sventolanti e un pubblico partecipe che accompagna ogni punto con boati e applausi. Prima del match, il trio “Il Volo” ha eseguito l’inno di Mameli, elevando l’evento a livello di grande spettacolo internazionale. Tra gli spettatori, anche volti noti dello spettacolo e dello sport, come Luciano Ligabue, Emma e il pilota Kimi Antonelli, testimonianza della portata globale dell’evento.

Non sono mancate le tensioni anche fuori dal campo: durante il primo set, un malore tra gli spalti ha temporaneamente interrotto il gioco, con l’intervento rapido dei sanitari. Un episodio che ha ricordato quanto il calore e le alte temperature possano influenzare anche gli atleti, rendendo questa finale ancora più intensa e coinvolgente.

La rivalità tra Sinner e Alcaraz: una sfida storica

Quella di Torino rappresenta già la quindicesima sfida tra i due giovani campioni, con il bilancio complessivo che vede avanti lo spagnolo, ma con Sinner capace di imporsi in incontri chiave come la semifinale di Wimbledon 2025. Entrambi sono arrivati alle Finals come protagonisti assoluti, monopolizzando titoli e prime pagine, e trasformando la loro rivalità in una delle più seguite del tennis contemporaneo.

Per Sinner, campione in carica a Torino, riconfermarsi davanti al pubblico di casa significherebbe siglare un’altra grande stagione da fuoriclasse. Per Alcaraz, che insegue il suo nono titolo stagionale, il successo rappresenterebbe la consacrazione definitiva come maestro di fine stagione e un passo decisivo nella corsa al numero uno del mondo.

Una finale ancora aperta e ricca di emozioni

Mentre il secondo set vede Alcaraz avanti di un break, il pubblico torinese non smette di sostenere Sinner, creando un’atmosfera di grande suspense. La finale delle ATP Finals 2025 si conferma un appuntamento imperdibile, ricco di colpi di scena e di emozioni che resteranno impresse nella memoria di tutti gli appassionati.

Il tennis italiano e mondiale si ritrovano in questa notte di grande sport, dove due giovani campioni stanno scrivendo un capitolo indimenticabile della storia del tennis.

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Litigano in casa e lui va via, lei annega il figlio nella vasca. Poi il messaggio da brividi: “Orrore puro”
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Litigano in casa e lui va via, lei annega il figlio nella vasca. Poi il messaggio da brividi: “Orrore puro”

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Una notte di orrore ha sconvolto la tranquilla cittadina di Bayeux, in Normandia, lasciando la comunità sotto shock. La polizia ha arrestato una donna di 31 anni, sospettata di aver ucciso il proprio neonato di appena cinque settimane, annegandolo nella vasca da bagno della loro abitazione.

L’episodio si è verificato nella notte tra venerdì e sabato, quando il padre del bambino, preoccupato, ha chiamato i soccorsi intorno alle 3 del mattino. Quando le forze dell’ordine sono intervenute nell’appartamento, hanno trovato il neonato privo di vita nella vasca da bagno. La madre, che nel frattempo era fuggita, è stata rintracciata poco dopo nelle strade di Bayeux e portata in caserma, dove ha confessato il crimine.

Secondo quanto ricostruito dalla polizia francese, la coppia aveva avuto un litigio nella serata di venerdì. L’uomo, per calmare gli animi, aveva deciso di lasciare temporaneamente l’abitazione. Poco dopo, la donna avrebbe inviato un messaggio al compagno, raccontandogli quanto aveva appena fatto al loro bambino. La confessione della donna è arrivata già nelle prime ore di interrogatorio, confermando i sospetti degli investigatori.

Il sindaco di Bayeux ha commentato la tragedia: “Siamo tutti sotto shock. La famiglia era composta da una giovane coppia, entrambi lavoravano in un laboratorio protetto di una struttura socio-educativa. La situazione sociale si era complicata, ma nulla faceva presagire una simile tragedia”.

Il pubblico ministero ha annunciato che sarà aperta un’inchiesta per omicidio di minore di età inferiore ai quindici anni, e ha richiesto la custodia cautelare in carcere per la donna. La comunità locale si stringe intorno alla famiglia e si prepara a affrontare un momento di grande dolore e riflessione su temi delicati come la salute mentale e il sostegno alle famiglie in difficoltà.

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Crolla un ponte vicino a una miniera: almeno 32 morti nella piena
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Crolla un ponte vicino a una miniera: almeno 32 morti nella piena

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Una drammatica tragedia ha scosso il sud della Repubblica Democratica del Congo, dove un improvviso crollo di un ponte nei pressi di una miniera di cobalto ha causato un bilancio ancora provvisorio di almeno 32 vittime. L’incidente si è verificato in una regione già duramente colpita dalle recenti inondazioni, aggravando una situazione di forte vulnerabilità infrastrutturale e umana.

Il crollo e le prime ricostruzioni

Secondo le autorità locali, il ponte è collassato mentre l’area era sotto l’effetto di intense piogge torrenziali, che hanno saturato il terreno e reso instabili le strutture. Roy Kaumba Mayonde, responsabile degli Interni della provincia di Lualaba, ha confermato il recupero di 32 corpi e ha annunciato che le operazioni di ricerca e salvataggio sono ancora in corso. «Le ricerche continuano senza sosta», ha dichiarato Mayonde, «temiamo che il numero delle vittime possa aumentare».

Una regione fragile e a rischio

Lualaba è una delle zone più strategiche per l’estrazione di minerali come il cobalto, fondamentale per l’industria tecnologica mondiale. Tuttavia, questa stessa importanza economica si accompagna a condizioni di estrema fragilità infrastrutturale e sociale. Le forti piogge degli ultimi giorni hanno saturato il terreno, rendendo le miniere e le infrastrutture vicine altamente instabili e soggette a crolli improvvisi.

Molti dei lavoratori coinvolti nell’incidente sono presumibilmente minatori artigianali, spesso operanti in condizioni precarie e senza adeguate misure di sicurezza. La realtà delle miniere di cobalto in Africa è da tempo al centro di critiche internazionali, per le condizioni di lavoro e per il costo umano dell’estrazione di materiali strategici.

Le operazioni di soccorso e le denunce

Le squadre di salvataggio stanno operando in un contesto estremamente difficile, tra fango, detriti e acqua. «Ogni minuto è prezioso», hanno riferito le autorità, mentre la speranza di trovare superstiti si riduce con il passare delle ore. Le organizzazioni locali e le ONG internazionali continuano a denunciare la mancanza di infrastrutture sicure e di controlli rigorosi nelle zone minerarie, evidenziando come questa tragedia riaccenda il dibattito sulla sicurezza dei lavoratori e sui costi umani dell’estrazione di minerali essenziali per la tecnologia moderna.

Una risposta urgente e un futuro incerto

Il governo congolese potrebbe essere spinto a intervenire con misure urgenti per migliorare la sicurezza e le condizioni di lavoro nelle miniere. Nel frattempo, le famiglie delle vittime attendono risposte e la conferma dei nominativi dei loro cari, mentre la comunità locale piange una perdita che si aggiunge a un quadro di emergenza e di crisi strutturale.

L’incidente di Lualaba rappresenta un doloroso promemoria dei rischi legati all’estrazione mineraria in aree vulnerabili e della necessità di interventi immediati per prevenire future tragedie.

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DAL MONDO 

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“L’italia si qualifica se..” Ecco che risultato serve agli Azzurri questa sera contro la Norvegia
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“L’italia si qualifica se..” Ecco che risultato serve agli Azzurri questa sera contro la Norvegia

“L’italia si qualifica se..” Ecco che risultato serve agli Azzurri questa sera contro la Norvegia

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La Nazionale italiana è in procinto di affrontare l’ultima partita del girone di qualificazione, un test importante per chiarire il suo futuro. Dovrà vedersela ancora una volta con l’avversario più temibile: la Norvegia del fenomeno Haaland, che sta trascinando la sua nazionale a suon di goal. La situazione degli azzurri nel girone non è però delle più rosee.

D’altronde, sarà parso chiaro a tutti come le qualificazioni non siano più una formalità come in passato: ogni partita è un test di maturità che misura non solo la qualità tecnica, ma anche la capacità della squadra di gestire momenti delicati. Il sistema UEFA pone gli Azzurri in gironi spesso equilibrati, dove anche avversarie considerate inferiori sul piano tecnico si rivelano difficili da affrontare.

La gestione delle gare esterne, il cinismo sotto porta e la continuità nei risultati sono elementi decisivi per evitare il rischio di doversi giocare tutto nei playoff. Proprio gli spareggi, infatti, hanno rappresentato un punto critico della storia recente della Nazionale: la mancata qualificazione a Russia 2018 e a Qatar 2022 è arrivata proprio in queste situazioni ad alta tensione.

Tornando alla partita di stasera, la domanda che tutti i tifosi si pongono è: quale risultato serve per qualificarci ai Mondiali del prossimo anno? Basta anche un pareggio oppure occorre rimboccarsi le maniche e tentare il colpaccio?

Le ultime partite degli azzurri lasciano ben sperare. L’Italia ha affrontato con coraggio e determinazione la Moldavia, ottenendo un secco 2 a 0 che lascia ben sperare per il big match di questa sera. La Nazionale guidata da Rino Gattuso si qualifica se… 

Con la sfida di questa sera tra Italia e Norvegia in programma, la qualificazione diretta al Coppa del Mondo 2026 per la Nazionale azzurra è formalmente ancora possibile — ma solo a prezzo di un’impresa. Attualmente la Norvegia guida il girone con 21 punti, mentre l’Italia è a quota 18.

Il vero ostacolo non è soltanto recuperare i tre punti: i norvegesi vantano una differenza reti di +29 (33 gol segnati, 4 subiti). L’Italia, invece, arriva con +12 (20 gol realizzati, 8 incassati). Secondo il regolamento, in caso di parità di punti a chiudere davanti è proprio la differenza reti, e non lo scontro diretto.

Così, per qualificarsi direttamente senza passare dai playoff, agli Azzurri servirebbe qualcosa di mai visto: una vittoria con almeno nove gol di scarto — ad esempio un 9-0 — per portarsi a una differenza reti di +21, superando teoricamente la Norvegia che resterebbe a +20. Alla vigilia, il tecnico Rino Gattuso ha spiegato che puntare a una goleada del genere è «impensabile» anche se non da “mai dire mai”.

La qualificazione diretta è ormai un’ipotesi remota, e la partita serve più che altro a dare un segnale in vista del turno di playoff — che appare ormai lo scenario più probabile per gli Azzurri. Se l’Italia vince, fa festa e prosegue giocandosela, ma per evitare gli spareggi servirebbe un’impresa epocale.

Qualsiasi altro risultato — pareggio o sconfitta — consegnerebbe infatti il biglietto ai playoff; anche una vittoria con scarto ridotto non basterebbe a ribaltare i numeri della Norvegia. L’Italia è certa di figurare come testa di serie, grazie al suo ranking FIFA. Verrà inserita nella prima fascia, che sarà abbinata con squadre della quarta fascia — ovvero le ripescate dalla Nations League — durante la semifinale. Le possibili avversarie per gli Azzurri in questa fase includono Svezia, Irlanda del Nord, Moldavia e perfino San Marino.

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Il nuovo obbligo a partire dal 15 novembre 2025: cosa cambia
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Il nuovo obbligo a partire dal 15 novembre 2025: cosa cambia

Il nuovo obbligo a partire dal 15 novembre 2025: cosa cambia

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ll nostro Paese, a partire dal 15 novembre, deve fare i conti con un nuovo obbligo che, in parecchi, non hanno accolto in mondo entusiasmante ma che è stato imposto proprio in questo periodo,  quando le temperature iniziano a calare e il freddo si fa pungente.

Ogni anno, l’arrivo della stagione fredda porta con sé un identico, insidioso scenario. Si tratta del rischio concreto di trovare asfalto reso scivoloso dal ghiaccio mattutino o dalla neve che scende, spesso all’improvviso, sulle arterie più esposte. Specialmente sui tratti collinari e montani, che in pochi istanti possono trasformarsi in autentiche trappole per gli automobilisti meno preparati, la sicurezza della marcia dipende da un unico, grande elemento di preparazione.

Per milioni di conducenti in tutta Italia, c’è un dettaglio fondamentale che spesso viene rimandato fino all’ultimo momento, e che rappresenta un cambiamento assoluto nelle loro abitudini di guida. È un appuntamento fisso, regolato dalla legge e dalla necessità di affrontare con responsabilità l’inverno in arrivo, senza mettere a repentaglio la propria incolumità.

L’obbligo che è stato introdotto a partire dal 15 novembre, se ignorato,  può trasformare un viaggio ordinario in una situazione di emergenza e, soprattutto, in una sanzione davvero pesante.

Dal 15 novembre, un nuovo obbligo  è scattato formalmente  ma qual è l’obbligo preciso che torna, con la massima urgenza, a dettare le regole della strada?

La risposta all’interrogativo lasciato in sospeso, in merito al nuovo obbligo che decorre dal 15 novembre,  è un atto legislativo che il nostro governo ha disposto e che è fondamentale per  la sicurezza di chi è alla guida.

A partire dal 15 novembre, l’obbligo per gli automobilisti di montare pneumatici invernali o di avere catene da neve a bordo del veicolo è pienamente attivo, pronto a dettare le regole di aderenza sulla maggior parte delle reti stradali nazionali. Si tratta di una misura indispensabile, pensata per prevenire incidenti in presenza di neve, ghiaccio o basse temperature, garantendo una maggiore tenuta dove i normali pneumatici estivi risulterebbero inefficaci e pericolosi.

Le conseguenze per chi decide di ignorare l’imposizione sono tutt’altro che lievi, configurandosi come un rischio non solo per la sicurezza, ma anche per le finanze. La legge prevede infatti l’applicazione di multe salate. Oltre alla sanzione pecuniaria, che può variare a seconda del tratto stradale, l’autorità ha la facoltà di imporre il fermo immediato del veicolo.

In caso di controllo, l’automobilista sprovvisto dei dispositivi conformi si trova di fronte all’impossibilità di proseguire il viaggio, dovendo attendere di aver regolarizzato la propria posizione. Un disagio notevole, specialmente in situazioni di maltempo.

È bene ricordare che il regolamento prevede anche una fase di tolleranza per la gestione del cambio: i conducenti hanno avuto facoltà di montare le gomme invernali senza incorrere in sanzioni già a partire dal 15 ottobre. L’obbligo, così imposto a tutela della sicurezza collettiva, rimarrà in vigore per tutta la stagione fredda, con possibilità di tenere gli pneumatici invernali installati fino al 15 maggio prima di rimettere quelli estivi.

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DALL’ITALIA 

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Martina Colombari crolla in lacrime a Ballando: “Mio figlio Achille…”
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Martina Colombari crolla in lacrime a Ballando: “Mio figlio Achille…”

Martina Colombari crolla in lacrime a Ballando: “Mio figlio Achille…”

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La musica si è interrotta,  sul palco di Ballando con le Stelle , per lasciar spazio alle confessioni,  quelle che la ex miss Italia ha fatto, di botto, sotto gli occhi di milioni di telespettatori. Sotto le luci bianche e taglienti, il respiro di Martina Colombari si è sentito forte, scandito da un ritmo irregolare che lasciava trasparire una tensione accumulata da tempo.

In quel momento, non contava la coreografia né il giudizio tecnico, in quanto stava prendendo spazio  il peso di un’esperienza personale, profonda. Gli occhi della conduttrice e attrice, abituati ai riflettori,  hanno sintetizzato una sofferenza vera, la stessa che ogni madre conosce quando la sua vita familiare finisce in pasto al clamore mediatico.

Per mesi, forse anni,  il  giudizio pesante e indiscreto ha  lavorato sotto la superficie, trasformando la sua immagine pubblica in un bersaglio facile. Le parole non dette, le critiche feroci, si erano sommate in un carico emotivo insostenibile.

Davanti alle telecamere che non perdonano, Martina ha cercato  un attimo di tempo per ricomporsi ma il nodo alla gola, legato alle sue sensazioni,  per poi tirare fuori  un racconto davvero straziante.

Martina Colombari è crollata in lacrime a Ballando con le Stelle, dichiarando che suo figlio Achille… ripercorriamo insieme cosa ha dichiarato, nella pagina successiva del nostro articolo, dal momento che le sue parole hanno commosso milioni di telespettatori in queste ore.

Martina Colombari, nella puntata di ieri  di Ballando con le Stelle, è  tornata a parlare del figlio Achille Costacurta a Ballando con le Stelle nella puntata del 15 novembre e non riesce a trattenere la commozione…. una commozione che va al di là della competizione, profonda, intima.

Il riferimento è inevitabilmente andato al figlio, Achille Costacurta  che da tempo è  sotto la luce dei riflettori a causa di alcuni episodi che hanno scatenato un’ondata di polemiche sui social network e sulla stampa. L’obiettivo delle critiche, tuttavia, si è presto spostato.

All’improvviso, la discussione pubblica non è stata più sul ragazzo, ma si è concentrata sul Martina.  Come ha raccontato in studio, l’ex Miss Italia ha sentito addosso il peso di chi la definiva apertamente una cattiva madre. La sua frustrazione nasceva dal sentirsi strumentalizzata insieme al figlio, ridotti entrambi a meri argomenti di conversazione superficiale. Per l’attrice, il circo mediatico aveva distorto la realtà, ignorando la dedizione e le difficoltà di crescere un figlio sotto i riflettori.

Nonostante l’amarezza per le dichiarazioni velenose che le sono piovute addosso, la performance sul palco, dove ha ballato sulle note di A modo tuo di Elisa, in cui il  pubblico si è alzato in piedi in una lunga standing ovation, ha rappresentato un riscatto personale e una liberazione. Oggi, però, il tono è cambiato.

Con il cuore in mano e la voce incrinata, Martina Colombari ha voluto lanciare un messaggio chiaro: “Oggi sono orgogliosa di lui”. Un’affermazione che chiude un capitolo di pressione mediatica e riafferma il legame profondo e indissolubile con Achille, trasformando il dolore in un momento di autentica celebrazione genitoriale.

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“Caciottara”. Il vip italiano contro Giorgia Meloni: insulto shock, si scatena di tutto
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“Caciottara”. Il vip italiano contro Giorgia Meloni: insulto shock, si scatena di tutto

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 La serata politica di Giorgia Meloni a Napoli si è conclusa con una scena destinata a far discutere: la premier, sul palco, saltella mentre la folla intona il coro «Chi non salta è comunista». Un rituale da stadio che ha trasformato la piazza in un’arena elettorale, suscitando reazioni contrastanti tra i diversi schieramenti politici.

Reazioni della sinistra e critiche al comportamento di Meloni
Diverse figure del centrosinistra hanno giudicato inappropriato quel momento, tra cui Sandro Ruotolo, che ha definito l’evento come una «gita da fascistelli». La polemica si è rapidamente alimentata sui social, dove molti hanno criticato la scena, anche se alcuni osservatori hanno ricordato come ambienti di sinistra abbiano spesso giustificato espressioni più divisive, come il celebre «dal fiume al mare» proveniente da settori pro-Palestina.

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L’ironia di Andrea Scanzi e le accuse ai leader del centrodestra
Tra i commenti più virali, spicca quello del giornalista Andrea Scanzi, che sui social ha lanciato una lunga invettiva contro Meloni e i dirigenti del centrodestra presenti sul palco. Con toni sarcastici e decisamente pungenti, Scanzi ha deriso il pubblico che cantava il coro, definendolo esempio di «grande cultura e conoscenza della storia».

L’ironia si è spostata anche sulle movenze di Maurizio Lupi, che avrebbe tentato di ballare ma si sarebbe arreso «alla terza ernia di fila». Non sono mancate le battute su Antonio Tajani, citato con una battuta che rimandava a un suo intervento precedente, e soprattutto sulla premier, descritta mentre si muoveva «tipo Funiculì Funiculà» tra gesti improvvisati e un entusiasmo giudicato artificiale.

Analisi e interpretazioni di Scanzi
Il giornalista ha sostenuto che chi non apprezza Meloni vedrà in quella scena «ignoranza, imbarazzo e mestizia», evidenziando così la distanza culturale tra l’elettorato progressista e quello di centrodestra. Tuttavia, ha anche sottolineato come tali comportamenti possano rafforzare l’immagine di Meloni come figura «popolana» e «underdog», capace di conquistare consenso tra i suoi sostenitori.

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Una strategia che funziona?
Scanzi ha concluso affermando che «più fa la caciottara e più guadagna consenso», paragonando il fenomeno a quanto avveniva ai tempi di Silvio Berlusconi. Una riflessione amara, che si inserisce nel clima di campagna elettorale, caratterizzato da scontri verbali e polemiche continue, senza bisogno di ulteriori commenti.

Conclusioni
La scena di Napoli ha riacceso il dibattito sulla comunicazione politica e sul rapporto tra leader e pubblico, tra spontaneità e spettacolarizzazione. Mentre la polemica si infiamma sui social e sui media, resta il fatto che, in politica come nello spettacolo, l’immagine e il modo di comunicare continuano a essere strumenti fondamentali per conquistare e mantenere il consenso.

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Notizie 24 ore 

DALL’ITALIA 

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Mattarella al Bundestag: “Guerra, da Kiev a Gaza chi colpisce i civili non resti impunito”
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Mattarella al Bundestag: “Guerra, da Kiev a Gaza chi colpisce i civili non resti impunito”

Mattarella al Bundestag: “Guerra, da Kiev a Gaza chi colpisce i civili non resti impunito”

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Roma – In un appello forte e commosso, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha rivolto un accorato monito alla comunità internazionale, chiedendo quante altre vittime siano necessarie prima che si possa finalmente superare la concezione della guerra come strumento per risolvere le controversie tra Stati. Intervenendo al Bundestag tedesco in occasione della Giornata nazionale del Lutto, Mattarella ha ricordato come l’espressione “Nie wieder” – “mai più” – sia stata adottata a livello globale per condannare l’Olocausto, simbolo di un orrore che non deve ripetersi. Tuttavia, ha avvertito, oggi si contrappone a quel “mai più” il suo opposto, “wieder”, “di nuovo”: di nuovo guerra, di nuovo razzismo, disuguaglianze e violenza.

Il Capo dello Stato ha sottolineato come l’uso dell’aggressione e del dominio tra gli Stati continui a essere una realtà drammatica, richiamando l’attenzione sulla necessità di non abbassare la guardia di fronte ai ritorni della storia. “Assistiamo ancora una volta all’uso dell’aggressione per l’arbitrio di voler dominare altri popoli”, ha detto, evidenziando come la guerra nel Novecento abbia coinvolto non solo i combattenti, ma anche civili innocenti: donne, bambini, anziani, spesso vittime di bombardamenti, deportazioni e genocidi.

Mattarella ha ricordato le atrocità della Seconda guerra mondiale, quando milioni di civili furono presi di mira e segnati da deportazioni e stermini di massa. “Da allora il volto della guerra non è più solo quello del combattente, ma quello del bambino, della madre, dell’anziano senza difesa”, ha affermato, citando i drammi attuali a Kiev e Gaza come esempi di come le guerre colpiscano soprattutto chi non combatte.

Il Presidente ha poi richiamato il ruolo delle istituzioni internazionali, come le Nazioni Unite e le Convenzioni di Ginevra, nate con l’obiettivo di promuovere una pace fondata sul diritto e sulla protezione dei civili. Tuttavia, la storia recente – dal Biafra ai Balcani, dal Ruanda alla Siria, fino al Sudan, all’Ucraina e alla Striscia di Gaza – dimostra che le guerre continuano a mietere vittime tra chi non ha armi né potere di difendersi.

Secondo le ultime stime delle Nazioni Unite, oltre il 90% delle vittime dei conflitti sono civili, un dato che, per Mattarella, non può essere ignorato né impunito. “Quante altre morti ancora – ha concluso – prima che si comprenda che la guerra non è mai la soluzione?”. Un appello alla responsabilità e alla solidarietà internazionale per fermare questa spirale di violenza e costruire un futuro di pace e rispetto reciproco.

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Tragedia in Italia, Carlo muore a soli 16 anni in modo atroce. Cosa è successo
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Tragedia in Italia, Carlo muore a soli 16 anni in modo atroce. Cosa è successo

Tragedia in Italia, Carlo muore a soli 16 anni in modo atroce. Cosa è successo

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Una notte che resterà impressa nel cuore della comunità di Montevago, nell’Agrigentino, si è trasformata in un lutto improvviso e doloroso. A perdere la vita è stato Carlo Pendola, un ragazzo di soli 16 anni, vittima di un incidente stradale avvenuto lungo viale XV Settembre, nel centro del paese.

Secondo quanto ricostruito, Carlo era in sella alla sua moto e indossava regolarmente il casco al momento dell’incidente. Per motivi ancora da chiarire, avrebbe perso il controllo del mezzo, provocando un impatto violento e improvviso. L’eco dello scontro ha attirato l’attenzione di chi si trovava nelle vicinanze, e sul posto sono intervenuti prontamente i soccorsi. Nonostante i tentativi di rianimarlo, il giovane è stato trasportato d’urgenza all’ospedale “Giovanni Paolo II” di Sciacca, dove è deceduto poco dopo il ricovero.

La notizia ha sconvolto l’intera comunità, lasciando un vuoto incolmabile tra amici, familiari e coetanei. Carlo era molto conosciuto e benvoluto, un ragazzo pieno di vita e di sogni, che ora si trova improvvisamente a dover affrontare il dolore più grande.

Il sindaco di Santa Margherita di Belìce, Gaspare Viola, ha annunciato il lutto cittadino per il giorno dei funerali, un gesto di rispetto e solidarietà condiviso dall’intera amministrazione comunale. “Una vita spezzata troppo presto lascia un dolore immenso”, si legge in una nota ufficiale. “La nostra comunità si stringe attorno alla famiglia Pendola, ai parenti e agli amici di Carlo, partecipando con commozione al loro lutto. In segno di partecipazione e rispetto, il giorno delle esequie sarà proclamato il lutto cittadino”.

Mentre il paese si prepara a salutare il giovane con un ultimo saluto, le immagini di Carlo, il suo sorriso e i sogni ancora vivi nel cuore di chi lo conosce, restano simbolo di una perdita che lascia un vuoto incolmabile. La comunità di Montevago si unisce nel silenzio più profondo, nel ricordo di un ragazzo troppo presto portato via dalla strada.

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“Me lo ha fatto fare Bonolis”. Sonia Bruganelli in lacrime a Domenica In, la rivelazione shock
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“Me lo ha fatto fare Bonolis”. Sonia Bruganelli in lacrime a Domenica In, la rivelazione shock

“Me lo ha fatto fare Bonolis”. Sonia Bruganelli in lacrime a Domenica In, la rivelazione shock

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Nella puntata di Domenica In, l’atmosfera si è fatta improvvisamente più intensa e raccolta, lasciando lo studio senza parole. Protagonista assoluta è stata Sonia Bruganelli, che ha deciso di condividere con il pubblico un lato inedito e profondo di sé stessa, lontano dai riflettori e dalle opinioni pungenti che spesso la contraddistinguono come opinionista televisiva.

Seduta sulla poltrona del programma domenicale, Sonia si è mostrata per quello che è realmente: una donna, una mamma, e soprattutto una persona che ha deciso di aprire un cassetto rimasto chiuso per anni, rivelando emozioni e ricordi che aveva custodito gelosamente. Con voce tremante e occhi lucidi, ha raccontato il desiderio di lasciare ai suoi figli una versione autentica di sé stessa, un messaggio di sincerità e coraggio.

Il momento più toccante è stato quando Sonia ha parlato della sua relazione con Paolo Bonolis agli inizi, dei sentimenti acerbi e delle fragilità di allora. In particolare, ha confessato di aver affrontato un’interruzione di gravidanza, una decisione difficile presa anche su spinta di Bonolis, perché nessuno dei due si sentiva pronto a diventare genitore in quel momento. «Non era una situazione che avevamo messo in preventivo. È successo, e poi devi fare i conti. Il nostro rapporto era troppo giovane, ma io volevo essere mamma. Quando Paolo parlava dei suoi figli… soffrivo», ha svelato con sincerità.

Un dolore custodito a lungo, anche al punto di nasconderlo al padre, per non ferirlo e per mantenere un’immagine di sé più forte. Sonia ha anche ripercorso i momenti difficili legati alla cardiopatia della primogenita Silvia e il rapporto con gli altri figli, Adele e Davide, affrontando con coraggio le sfide di una maternità complessa e piena di ostacoli.

Ma la tempesta più silenziosa è arrivata anni dopo, nel pieno di una crisi matrimoniale, quando Sonia ha vissuto attacchi di panico e ha iniziato un percorso di analisi. «È stato un periodo complicato, in cui mi sono sentita persa», ha ammesso, sottolineando come quei momenti di sofferenza l’abbiano portata a una profonda riflessione su se stessa.

E alla fine, con gli occhi pieni di emozione e Mara Venier che le stringeva la mano, Sonia ha pronunciato parole che hanno commosso lo studio e il pubblico: «Sento di voler rinascere come mamma. La separazione è servita anche a questo: essere una versione nuova di me».

Un racconto sincero e toccante, che ha mostrato una donna pronta a ricostruirsi, a ripartire lasciando alle spalle paure e dolori, ma senza rinunciare alla verità. La sua testimonianza ha lasciato il pubblico senza parole, regalando un messaggio di speranza e di rinascita, e dimostrando che il coraggio di raccontarsi può essere il primo passo verso una vita più autentica.

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